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CATEGORIE E TERRITORIO

IL SETTORE TRASPORTI: UNA CATEGORIA CHE NON SI È MAI FERMATA E CHE HA TRAINATO IL PAESE E ACCORCIATO DISTANZE

I trasporti non si sono mai fermati. In quasi due anni di pandemia, le imprese del settore hanno garantito la consegna delle merci e la continuità delle forniture alle attività economiche, permettendo di accorciare le distanze in un momento in cui il dilagare dell’epidemia imponeva a tutti di rimanere lontani e isolati. Se il Paese non è collassato nel pieno della crisi pandemica è anche grazie ai trasportatori, che con il loro lavoro hanno permesso che fossero assicurate le esigenze primarie dei diversi territori e che la situazione non degenerasse mai nel caos. Le imprese di trasporti sono inoltre il motore della ripresa oggi in atto, continuando a rappresentare un fattore fondamentale per l’accelerazione del sistema produttivo e per la crescita degli scambi commerciali con l’estero, così come per il ritorno in sicurezza alla piena mobilità delle persone.  

Nel frattempo, però, il settore si trova ad affrontare un momento di grande difficoltà. A causa della crisi innescata dalla pandemia, nel 2020 il fatturato del comparto del trasporto e magazzinaggio è crollato del 17,5%, con 28,8 miliardi di perdite di ricavi. Il trasporto merci ha sofferto in particolare la caduta della produzione manifatturiera e la riduzione dei flussi di commercio estero, non venendo compensato in modo adeguato dal boom generale dell’e-commerce: pur a fronte di un aumento del 34,5% delle vendite online nell’anno della pandemia, il fatturato delle imprese dei servizi postali e delle attività di corriere ha segnato un aumento di appena il 4,4%. Faticose anche le condizioni del settore privato nel trasporto persone: il dimezzamento dei flussi turistici, la cancellazione di fiere, viaggi di lavoro, gite scolastiche e la caduta generale della mobilità hanno causato una flessione del 73,8% dei ricavi delle imprese di taxi, noleggio di autovetture con conducente, autobus turistici e scuolabus.

 

Nonostante qualche segnale di ripresa nel 2021, con l`analisi dei dati sui volumi di traffico stradale pesante che hanno evidenziato in primavera il recupero dei livelli pre-Covid, nel primo trimestre dell’anno i ricavi delle imprese di trasporto terrestre continuano a essere segnati da un calo del 6,9%. A pesare è l’aumento dei costi, in un momento in cui restano ancora incerte le aspettative su ordini e domanda: i prezzi crescenti delle commodities si ripercuotono infatti per i trasportatori sulla spesa del carburante, intrecciandosi con una crisi della logistica a livello globale che sta già determinando scarsità dei container, allungamento dei tempi di consegna e forti aumenti dei costi per le imprese. Si osserva inoltre la crescente difficoltà di reperimento del personale: a maggio 2021 per i conduttori di mezzi sono state 7.911 le entrate di difficile reperimento, pari al 38,2% del totale. Si tratta del dato più alto del mese di maggio degli ultimi 3 anni.

Il sistema necessita quindi di forti misure di sostegno per superare questa difficile congiuntura e trainare il Paese nel momento fondamentale della ripresa. In particolare, i trasporti saranno un comparto chiave per gli interventi dedicati alla transizione green previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rappresentando il 23,3% delle emissioni totali di gas serra e il 31% degli impieghi energetici. Considerando che in Italia il 44% di import/export viaggia su gomma, per ridurre le emissioni saranno indispensabili interventi su tutta la filiera, in particolare con più investimenti sul rinnovo del parco veicolare e sull’intermodalità. L’urgenza è data anche dall’importanza del comparto a livello nazionale: nell`autotrasporto operano 87 mila imprese e 347 mila addetti, un settore ad elevata vocazione artigiana, pari al 52,9% delle imprese. Basti pensare che il peso delle PMI dell`autotrasporto sul totale dell`economia italiana è dell`1,6%, e sale fino al 2,1% nel Mezzogiorno. Si tratta di un comparto strategico che ha sostenuto e sostiene il Paese, e che deve ora essere messo nelle condizioni di andare avanti a farlo.

 

 

(I dati espressi in questo articolo sono frutto di uno studio dell’Ufficio Studi di Confartigianato)

 


A cura di Filippo Gerbino


e di Ylenia Galluzzo